La parabola discendente del turismo in Irpinia. E il modo in cui si può invertire
articolo di Maria Fioretti su ORTICALAB
Da un rapporto del Cresme emerge che rispetto ad una generale crescita dell’Italia, la provincia di Avellino ha subito un calo del 25% tra arrivi e presenze turistiche. Per aumentare la nostra capacità attrattiva bisognerebbe: «Interrogare chi opera sul territorio». Ecco, proprio quello che Irpinia Mood – col Gal Ats Aisl - ha fatto durante il Forum sul Cammino di San Guglielmo: l’obiettivo ambizioso è presentare la prima offerta turistica partecipata dell’Irpinia, partendo da un confronto tra diversi attori che in questi giorni si sono riuniti intorno a sei tavoli tematici. Ci siamo fatti spiegare com’è andata e quali saranno i prossimi passi…
Lorenzo Bellicini è il direttore tecnico di Cresme Ricerche (Centro Ricerche Economiche e Sociali del Mercato dell’Edilizia), curatore di un rapporto dal titolo L’Irpinia nella competizione degli anni 2000: demografia, economia, territorio che è stato presentato ad Avellino venerdì scorso.
Dalla decrescita demografica, al saldo migratorio, passando per il calo del Pil, il quadro che viene fuori da questa analisi della provincia non è affatto incoraggiante. Ma di questa indagine, prevalentemente statistica, noi abbiamo scelto di approfondire i dati sul turismo che – lo anticipiamo – non ci vedono brillare, anzi.
«Nel confronto fatto rispetto al 2007-2008 in Italia c’è una crescita, invece nella provincia di Avellino c’è un calo. Per determinarlo abbiamo tenuto conto dei numeri di arrivi e presenze, estrapolati dai dati ufficiali dei flussi turistici». Così introduce il punto il direttore Bellicini, prima di andare avanti è bene fare un paio di precisazioni per orientarsi tra le percentuali e capire di cosa stiamo ragionando.
Quando si dice arrivi turistici ci si riferisce al numero ospiti – italiani e stranieri – che hanno alloggiato nelle strutture ricettive in un determinato periodo. Quando invece si parla di presenze turistiche, si fa riferimento al numero delle notti trascorse dagli ospiti all’interno delle strutture ricettive. Oggi sappiamo che: «Gli esercizi sono aumentati e sono aumentate, in questo quadro, le offerte dei Bed and Breakfast e delle case sul mercato, questo però è un trend nazionale, nel senso che le strutture ricettive a disposizione sono aumentate in tutto il Paese».
E arriviamo così ai dati che il direttore del Cresme ci ha illustrato: «C’è stata una grossa caduta tra il 2011 e il 2012 dove si è perso il 16% degli arrivi e l’11% delle presenze (2011) e abbiamo un meno 11,5% e un meno 15% (relativo al 2012). I dati degli ultimi due anni invece sono positivi: il 2016 vede un aumento del 2% degli arrivi, mentre il 2017 segna un più 6,1%. Per quanto riguarda invece le presenze, il 2016 è negativo - meno 2,3 – mentre nel 2017 si registra un più 12%. Da questo confronto, che prende in esame la situazione prima della crisi economica, si evince chiaramente che l’Italia cresce del 30% - considerando gli arrivi – la Campania del 26% ma la provincia di Avellino diminuisce del 25%. Praticamente il grosso del calo c’è stato tra il 2009 e il 2012, dopodiché c’è stata una ripresa nel 2013 e ancora un 2015 difficile, solo negli ultimi anni si rileva un lieve miglioramento».
Detto in maniera semplice, tutto questo significa che rispetto a quanta gente veniva in Irpinia nel 2008 c’è stato un calo bello forte. Quindi che cosa andrebbe fatto per aumentare le nostre capacità attrattive? «Bisognerebbe interrogare chi opera sul territorio, chi lo vive, ma soprattutto chi lo conosce e lo studia in maniera approfondita. E’ qui che le ragioni di questi numeri in controtendenza vanno ricercate».
Ecco. Proprio quello che l’associazione Irpinia Mood - insieme al Gal Ats Aisl - ha fatto durante i tre giorni del Forum dedicato al Cammino di San Guglielmo: un metodo nuovo che ha l’obiettivo ambizioso di arrivare a presentare la prima proposta turistica partecipata dell’Irpinia. Nascerà infatti da un confronto tra gli attori del territorio che in questi giorni si sono riuniti intorno a sei tavoli tematici (Mobilità sostenibile e turismo rurale, Valorizzazione e gestione delle risorse ambientali e paesaggistiche, Filiera e sistemi produttivi locali, accoglienza e ricettività diffusa, Digital marketing e story-telling, Cultural heritage e valorizzazione turistica).
Focus group molto partecipati con oltre 170 iscrizioni: «Abbiamo interagito con soggetti diversi - ci ha spiegato la responsabile accademica, Angela Cresta - che a loro volta si completavano, nel senso che ci siamo ritrovati insieme a rappresentati istituzionali, operatori del settore, tantissime associazioni e quello che è emerso – in sintesi – è la grande volontà di partecipare. Ci è stato chiesto costantemente da tutti i gruppi di essere riascoltati, di essere richiamati, di continuare ad esprimersi per fare in modo che questo non resti un momento unico ma l’inizio di un percorso. Abbiamo visto un grande senso di collaborazione tra chi è intervenuto e abbiamo ricevuto la richiesta di costituire una rete ampia fatta di soggetti pubblici e privati in grado di accompagnarci nel processo per raggiungere concretamente il traguardo che ci siamo prefissati».
Costruire relazioni e cominciare finalmente a fare con chi sta sui territori, senza più parlarsi addosso: «Tutti hanno proposto la loro idea di Cammino, facendo emergere i modi in cui avrebbero potuto contribuire. Ci hanno offerto anche degli spunti, ad esempio sui diversi target a cui rivolgerci per fare in modo che anche gli attori del territorio siano effettivamente pronti all’accoglienza. Abbiamo fatto nostri i suggerimenti, le critiche e le opinioni, ma abbiamo fatto anche un approfondimento sulle loro difficoltà, perché non si può pensare di costruire senza un’analisi del preesistente. Il bisogno maggiore espresso da più parti è che ci sia continuità, che ogni cosa non sia legata soltanto ad un evento o a circostanze particolari, vogliono che la rete duri nel tempo. Ma soprattutto che il turismo – con la gestione delle risorse – risponda a criteri di qualità e competenza, quindi formazione di professionalità e riferimenti sul territorio per rendere il turista autonomo, per capire cosa cerca e come rispondere alle sue esigenze. E il turista dell’Irpinia è un turista prevalentemente esperienziale, per soddisfarlo bisogna innanzitutto coinvolgere le comunità che devono essere capaci di narrare il territorio, al di là degli operatori del turismo a cui è richiesto comunque un livello alto di preparazione».
Già in questi giorni si rimetterà in moto il Cammino, con altri confronti utili a sviluppare le azioni e a progettare davvero un pacchetto turistico: «Questo tracciato iniziale si può e si deve arricchire, perché noi vogliamo che tutta l’Irpinia sia comunicata attraverso il cammino di San Guglielmo. Cercheremo le risorse di pregio – culturali, paesaggistiche, storiche – senza tenere fuori nulla. Immaginiamo il percorso appena iniziato come il letto di un fiume con tanti affluenti, questo è il nostro metodo».
E chi sa che non sia questa la direzione giusta per invertire la tendenza.
Maria Fioretti
fonte: www.orticalab.it/La-parabola-discendente-del?fbclid=IwAR1sztSelDCxzF9Gy5ybp19esqrh9IaNsGUYXQlnmgxedbdMknT8wbAQbpk